Sono razzista

Il weekend scorso ci sono state in tutte le piazze le mele dell’AISM. E io ero in prima fila.
Siccome l’architetto aveva i check in, ho volontariato la mia mamma.
Siccome invece sabato l’architetto ha tirato pacco, ho mollato mia mamma sabato pomeriggio a vendere mele con un’estranea [è sopravvissuta].
E insomma ho avuto la conferma che sono razzista, il tutto vendendo mele fronte supermercato di periferia ma nemmeno troppo.
Non etnicamente, blu gialli rossi neri chissene. Nè religiosamente.
Ma culturalmente.
Sono stata educata alla tolleranza e al dialogo, alla pazienza e al rispetto: tempo perso sul fronte cuturale.
È male? No: è peggio. Perché non so quanto io voglia migliorare.

Emozioni

Oggi la psycho mi ha ripetuto, per la milionesima volta, di stare sulle emozioni.
Bene: sono le 00.44 e vorrei soffocare l’architetto che dorme beato (poverino lui è stanco. Molto stanco. Ma il fiato per urlarmi che è stanco lo trova sempre) con un cuscino.

L’istinto omicida è un’emozione.

Arrivi e partenze

Il primo turista è arrivato e ripartito.
Ha trovato la casa a prova di ulss. Anche grazie a un’amica che è venuta ad aiutarmi. Di fatto a non farmi sentire sola; lo sapeva benissimo, ma si è portata lo straccetto ugualmente.
Comunque era tedesco e non se n’è accorto.
La coreana di ieri sì: altro stampo.
L’architetto è tornato, era riposato e sempre lo stesso: quando uno nasce tondo, non può morire quadrato.
Mio padre ha distrutto l’auto. Ho proposto all’architetto di lasciare la mia ai miei, temporaneamente. Ovviamente ha detto no. Vedremo.
Il centro SM mi ha appena chiamata per chiedermi perché vado domani che ci siamo visti a marzo: “Me l’avete detto voi, di venire”.

Sono stanca: fisicamente e moralmente. Ho bisogno di riprendere fiato.
Vorrei partire, ma il mio budget mi porta a malapena in terraferma.

Nel frattempo sbuffo.

Domande sceme – 2

Scena: Battello pieno che più pieno non si può.
Azione: Madre con mega zaino (che non toglie) spinge fino a salire con il passeggino.
Dialoghi:Il marinaio: Zaino alla mano!*
Madre: is there any sitting for kids?
Il marinaio: Zaino alla mano!
Madre: is there any sitting for kids?

Eh certo: in ogni autobus ci sono i seggiolini per bambini…

Non è che sono turisti, è che proprio sono stupidi!

* In italiano. E ci ho messo un po’ a capire il significato pure io…

La patente

La sclerosi multipla porta con sé (tanti) problemi di salute, (costanti) incomprensioni e ferite, (scadenzate) rogne burocratiche.
Come la patente: per noi scade ogni 2 anni. Al massimo. A prescindere dall’effettiva disabilità.
Quindi bisogna prendere appuntamento con la commissione medica, portare una foto e due esami (da pagare per intero), pagare un 60 euro tra diritti e bolli, prendere il numerino e mettersi in fila il giorno stabilito.
È una procedura che O D I O.
Innanzitutto la domanda può essere fatta solo di persona (una volta c’era il fax, ma ora non c’è più) o per posta (rischiando di perdere il plico? E i soldi? Anche no). Poi l’ufficio dove fare domanda è in un posto irraggiungibile dai mezzi: tempo e fatica sotto la canicola agostana, per poi scapicollarsi in ufficio.
E poi l’umiliazione massima: vecchietti che a mala pena sanno dove sono hanno il rinnovo di 5 anni.

Perché è ovvio che io non aspetto altro che una neurite ottica o una parestesia alla gamba per mettermi alla guida.

Passata anche questa

Il decennale della diagnosi è passato “un po’” sotto silenzio.
Ovviamente c’erano cose più importanti: la casa ovviamente. E niente: è passato silenzioso ed ignorato. Pace.
Però venerdì siamo andati a vedere “Più forte del destino. Tra camici e paillette. La mia lotta alla sclerosi multipla”, lo spettacolo di Antonella Ferrari.
Titolo un po’ lungo, meno lo spettacolo, ma bello e toccante, e l’architetto quasi sveniva al racconto della rachicentesi. Lo spettacolo è piaciuto anche a lui: vorrei pensare che qualcosa stia cambiando, ma il buon senso mi dice che no.

Cassandra

Oggi stavo veramente male: camminavo a fatica, biscicavo un po’, non ho pazienza. Sono persino andata a fare un riposino.
Ovviamente “sono solo pare” e “figurati, sei la solita esagerata”. Detto dall’Architetto che con 37.1 stamane ha cominciato a urlare (u r l a r e!) “Aiuto”.
Il problema è che sono in mezzo al guado, beh a tre quarti, e da sola faccio fatica. Sia fisicamente, sia emotivamente.
Purtroppo o per fortuna fastidi al lavoro e la casa-to-be mi assorbono, e di nuovo accantono quelli che sono problemi prondi per rogne superficiali.
Quando la psycho lo scopre, mi sgrida.
Santo EN. Ora pro nobis.

Forse no.

L’ex mi calmava, aveva l’effetto del lexotan, sapeva ascoltare la mia ansia, la sapeva vedere, la conosceva e la placcava.
L’ex ex era una fonte di soluzione per problemi pratici per i quali non avevo una formazione specifica: il cambio olio dell’auto, strani rumori al motore, oddio c’è un’interruzione sulla linea ferroviaria come torno a casa, la mia pizza è immangiabile…
Con l’Architetto nulla di tutto questo.
Mi tengo le rogne mie e mi scarica pure le sue.
Devo pure vergognarmi e tacere se la mia pizza fa schifo.
La psycho mi chiede se non credo di meritare di meglio.
Mi sa che avevo di meglio, ma non è andata: quindi forse no.

Buon sangue non mente

L’ha fatto di nuovo.
La mia amica dalle mille case, quella che ha da poco avuto un bimbo, quella che paga tutto papà (ne avevo sbraitato qui) ecco lei: l’ha fatto di nuovo.
Di nuovo ha detto le sue solite cazzate da economista politico de’ noaltri.
Antefatto: qualche settimana fa si parlava del fatto che non poteva fare la facoltativa perché non poteva permettersi il taglio dello stipendio, e sapendo questo le ho mandato il link del “buono asilo”, che dà un contributo per le mamme che rientrano al lavoro e devono pagare nido/baby sitter.
Fatto: si è incazzata, non con me, ma col sistema. Secondo lei sarebbe da “dare i soldi perché io stia a casa col bambino”. E che basterebbe arrivare a 700€/mese per vivere.
Prima cavolata: la gente normale paga affitto/mutuo, col cavolo che ci stai in 700€ per le spese tue e del bimbo.
Poi mi chiedo: e se io volessi rientrare? Se per me l’obbligatoria fosse abbastanza? Sarei ancora discriminata, evidentemente. In quanto madre degenere.
E poi se da un lato io capisco a livello teorico che una mamma voglia stare col figlio piccino, so anche che la maternità in Italia è da sempre una scusa per sotto-occupare, sotto-promuovere e sotto-pagare le donne.
Quindi mettimi in condizione di tornare al lavoro, senza svenarmi per l’asilo o gravare sui nonni, dammi servizi, permettimi di conciliare, perché le mamme chiocce hanno fatto già abbastanza danni.

Roma a.d. 2014

E anche il mio terzo convegno giovani AISM è andato.
Bello, ma non splendido.
Non so perché: l’atmosfera era diversa, meno frizzante come.
C’è da dire che ero molto stanca e ho conosciuto pochi nuovi ragazzi perché sono stata con ragazzi che già conoscevo.
Poi ci sono stati diversi inciampi, per cui non è andato tutto liscio…
90 minuti di ritardo col treno (non c’è verso di arrivare in orario); mi hanno dato la stanza sbagliata e non ho potuto riposarmi nel pomeriggio; non avevo rete del telefono, e internet è arrivato tardi, e non ho potuto fare il live twittering che tanto mi avrebbe divertita…
Insomma nulla di grave, ma insomma.
Sul rientro a casa meglio soprassedere, perché se no mi viene un secondo travaso di bile.