Diplomi

Ferie pasquali allietate da documenti da studiare per arginare la figuraccia che farò il 6 aprile.

Denver e io siamo in visita dai miei.

Impossibile concentrarmi per più di 15 minuti: tv, chiacchiere, i miei che mi parlano…

Mi chiedo come abbia fatto a diplomarmi prima e laurearmi poi.

Denver nato dalla tempesta

Sono rientrata in Italia in modo un po’ rocambolesco e Denver è nato (lunedì scorso, oggi fa una settimana circa).

È stato terribile. È ancora terribile.

Prima il dolore, poi la stanchezza. Ora l’angoscia di sbagliare e che gli possa succedere qualcosa.

In realtà per la maggior parte del tempo sono serena, beh quasi. Positiva, quantomeno. Poi ho crolli e crisi di ansia e angoscia così, da zero.

L’Architetto mi è vicino, ma non può fare molto. Soprattutto perché uno che nasce tondo non può morire quadrato.

Spero che la Psycho torni presto dalle ferie.

Oltre la pancia c’è di più

Mi ritengo una persona mediamente colta, tendenzialmente con degli interessi, amante della lettura (anche se in questo frangente sto lavorando un po’ troppo e dormendo troppo poco e troppo male, e quindi mi accontento della famiglia Angela), insomma potrei parlare di diverse cose.

E invece tutti mi chiedono solo come sto, intendendo come sta Denver. 

All’inizio rispondevo parlando di me: ero lusingata e grata! Solo poche persone finora mi avevano chiesto di me medesima! 

Solo che poi l’impressione che non fosse esattamente quello che intendevano è diventata una certezza.

E allora: “Come stai?”

“Bene, un po’ stanca, ma bene, grazie! Denver si fa sentire, sai ieri aveva il singhiozzo”.

E sono tutti contenti. Non è che sei figliocentrica, ti ci fanno diventare!

Finalmente a casa

Da un mese a questa parte sto lavorando tanto e in modo squilibrato.
Al lavoro retribuito alterno i picchi isterici di Zorro, il mio diretto superiore, al nulla totale.
Al lavoro non retribuito, quello per l’Architetto che è in fase di formazione all’estero, sono circondata da storditi incapaci di allacciarsi le scarpe ed è sostanzialmente impossibile un minimo di ottimizzazione e quindi per fare due cavolate ci metto ore.
Poi ho i check in e via di Cenerentola.
Insomma tutte queste parole per dire che sono molto stanca e ieri sera sono andata a letto con un libro. Mi sono messa a leggere con la luce accesa e mi sono risvegliata stamattina che la luce era spenta.
Insomma ho spento la luce senza svegliarmi.
E questo per me è inequivocabile segno di casa.

Colpe e colpi

Oggi era serata fitness.
Per la prima volta da quando ho iniziato piscina anni fa sono stata incapace di seguire la lezione, troppo stanca. Troppo debole.
Possiamo dare la colpa al carico di lavoro eccessivo in questo momento.
Possiamo dare la colpa al non aver dormito molto.
Possiamo dare la colpa al biscotto* mangiato meno di mezz’ora prima di iniziare.
In realtà sono tutti modi per non ammettere che alla stronza oggi girava così, e che mi ha messa sotto.
Lei decide e io devo star zitta e adeguarmi.

Meglio cominciare a farsene una ragione, anche se non mangerò più un biscotto prima di entrare in acqua.

*Frolla, ma con grano saraceno: molto sano!

Chi va con lo zoppo…

Ho deciso che d’ora in poi zoppicherò.
Sarà il mio modo per comunicare agli altri la mia stanchezza.
Visto che dire “sono stanca” o “non ce la faccio più” non serve a nulla, perché non c’è persona al mondo che mi prenda sul serio, è giunto il momento di farla vedere.
Quindi zoppicherò.
Di solito con le immagini si ottiene qualcosa dove il solo concetto astratto non arriva.

E proverò anch’io.

Meno 13

Questo weekend ero sola a casa.
Ieri mi sono un po’ riposata (diciamo che non stavo proprio in piedi) e ho un po’ inscatolato. Bicchieri e tazze per lo più. E ho preso la plastica per implasticare il divano. Che trasloca mercoledì anche se l’architetto non vuole. O non può. Ho deciso e basta.
Il trasloco definitivo si avvicina, è praticamente tutto da fare e però i turisti si avvicendano, tra mal di fegato e stanchezza e “c’è il parcheggio”?
E quindi giù di ansia e gastrite.

Poi è arrivato il farmaco nuovo: martedì farò il corso di formazione in iniezioni sottocutanee. Che 2 anni di interferone e 3 di copaxone non sono sufficienti.

Al lavoro vorrei impalare la mia diretta collega alla quale paro il fondoschiena e poi va in giro a dire che sono arrogante.
Devo resistere fino al 31/12/2015. Manca sempre meno.

E insomma una sola parola riecheggia nella mia testa: daje!

Risonansia – com’è andata?

Bene direi: si è solo rotta la macchina finché ero in sala d’aspetto. Una gioia proprio. Alla fine a forza di tentativi (che sarà stato spegnere e riaccendere una ventina di volte), la macchina è ripartita e io sono entrata.

Il referto lo ritiro sabato, ma il tipo mi ha già anticipato che è comunque tutto invariato e sto bene.

Evviva! Ma voglio la cura: non intendo rischiare oltre.

E preferibilmente l’interferone sotto cute: fa molto meno male!

E una settimana di ferie. Ma ferie davvero!

E una brioche alla crema. No, quella ce l’ho.