Bye bye attenzione

Sono ormai quasi 3 mesi abbondanti che inizio un post e regolarmente succede qualcosa che mi distrae, qualche emergenza che mi interrompe, qualcosa da fare che avevo scordato.

Dal messaggio dei nonni che esigono documentazione fotografica che il nipote sia in salute, all’Architetto che chiede la qualunque, al pulcino che ha fame/sonno/caldo-freddo/coccolite.

E quindi niente: il mio blog invecchia e si riempie di bozze, le mie mani si screpolano e le unghie si devastano, i miei libri si impolverano.

4 sopra un letto

Siamo sopravvissuti al primo mese e siamo tutti vivi. Iuhu! Però da metà settembre, giorni di visite ai nonni e bisnonno, Denver non ha più dormito da solo, né oltre l’ora e mezza.

Noi lo assecondiamo, perché non sono capricci, ma allattare ogni 5 minuti è davvero snervante.

Soprattutto la notte: siamo tutti nel lettone e tra Emi che fa fusa, L’Architetto che russa ha il respiro pesante e Denver che borbotta, io non riesco a riaddormentarmi.

Perciò mi godo la mia famiglia rumorosa anche quando dorme.

Denver nato dalla tempesta

Sono rientrata in Italia in modo un po’ rocambolesco e Denver è nato (lunedì scorso, oggi fa una settimana circa).

È stato terribile. È ancora terribile.

Prima il dolore, poi la stanchezza. Ora l’angoscia di sbagliare e che gli possa succedere qualcosa.

In realtà per la maggior parte del tempo sono serena, beh quasi. Positiva, quantomeno. Poi ho crolli e crisi di ansia e angoscia così, da zero.

L’Architetto mi è vicino, ma non può fare molto. Soprattutto perché uno che nasce tondo non può morire quadrato.

Spero che la Psycho torni presto dalle ferie.

Perlomeno 

È arrivato il giorno del rientro. Domani.

Antefatto. Gli ultimi mesi ho condiviso la casa con una collega e il marito. Ufficialmente perché da incinta è meglio così. Di fatto mi aveva fatto perdere una casa che avevo visto perché il marito doveva andare in America e le veniva comodo (e pure a me) smezzare l’affitto. Quando ho saputo che no, il marito non sarebbe andato, ormai ero al 5′ mese di gravidanza e da lì a tre mesi sarei rientrata e quindi che ti prendi casa sola? Ma dai, sei incinta.

Ora è incinta pure lei (finalmente), quindi cambiano casa ad agosto. 

Gli accordi erano che avrei lasciato degli scatoloni in casa sua nuova (ma dai, li porto in ufficio; ma va’, che mi costa), quindi mi preparavo a scendere con 3 valigie. 

E invece.

Ieri sera esce la domanda: “dove li lasci gli scatoloni? Perché ho pensato che in ufficio è meglio”. Ieri. E parto domani. 

Io col capo mica ci ho parlato: speriamo mi dica di sì, se no non lo so.

E in tutto ciò notte in bianco per l’ansia. Che è consigliato eh: incinta e con la sclerosi, l’ansia e lo stress sono proprio terapeutici.

Quello che più mi fa incazzare è che si riempie la bocca con società comunista, rete di amicizie e conoscenze, supporto reciproco e via andando. 

L’Architetto, per fare paragoni noti, perlomeno ha la decenza di non nascondere che è uno stronzo.

Non sembro malata.

Non sembro malata, ma le mie gambe spesso diventano molli come spaghetti cotti e diventano insensibili senza un motivo apparente.

Non sembro malata, ma vivo con una stanchezza intensa che mi fa sembrare ogni movimento come se cercassi di muovermi in fondo all’oceano.

Non sembro malata, ma soffro di una forte intolleranza al caldo che mi fa sentire svampita, malata e sul punto di svenire anche a quella che a te sembra una normale temperatura ambiente.

Non sembro malata, ma i miei nervi spesso mi danno “pruriti fantasma” che mi costringono a grattarmi fino a scorticarmi per un prurito che in realtà non esiste.

Non sembro malata, ma dentro, le mie ossa mi fanno sentire come se qualcuno stesse usando su di loro un martello pneumatico, soprattutto quando cambia il tempo.

Non sembro malata, ma basta che qualcosa, anche una cosa banale, mi stressi o mi preoccupi, e il mio corpo si ribella e i sintomi aumentano, così, tanto per fare.

Non sembro malata, ma per me è molto difficile concentrarmi su qualcosa e per questo la mia memoria ne risente.

Non sembro malata, ma per un qualsiasi compito mi ci può volere anche 5 volte il tempo e l’energia richieste ad una persona “normale”.

Non sembro malata, ma tu non potrai mai conoscere la lotta che avviene sotto la superficie.

(Appena trovo l’autore/trice, la cito: mia non è, in certi casi mi esprimo a improperi)
Edit: credit to Donnee Spencer.

Non te l’ho chiesto

Nel meraviglioso periodo della gravidanza, oltre alle mille mani che ti toccano la pancia, ci sono anche i mille consigli non richiesti.

Quello che odio di più è “ho i piedi gonfi”. “Perché non cammini abbastanza”. A Venezia centro storico.

Ma pure “È la pressione alta”, quando a stento la massima arriva a 100.

E poi c’è l’evergreen sul cibo: tutti, senza avere idea delle mie analisi, sanno cosa posso o non posso mangiare. T U T T I. 

Speravo di diventare più dolce, invece sto odiando la gente molto di più. 

Oltre la pancia c’è di più

Mi ritengo una persona mediamente colta, tendenzialmente con degli interessi, amante della lettura (anche se in questo frangente sto lavorando un po’ troppo e dormendo troppo poco e troppo male, e quindi mi accontento della famiglia Angela), insomma potrei parlare di diverse cose.

E invece tutti mi chiedono solo come sto, intendendo come sta Denver. 

All’inizio rispondevo parlando di me: ero lusingata e grata! Solo poche persone finora mi avevano chiesto di me medesima! 

Solo che poi l’impressione che non fosse esattamente quello che intendevano è diventata una certezza.

E allora: “Come stai?”

“Bene, un po’ stanca, ma bene, grazie! Denver si fa sentire, sai ieri aveva il singhiozzo”.

E sono tutti contenti. Non è che sei figliocentrica, ti ci fanno diventare!