L’altra notte non ho chiuso occhio. Paura? Ansia? Dolore? No: Architetto stronzo.
Per farla breve, ho passato la nottata in divano, tentando di prendere sonno con un libro noioso e la tv: missione impossibile e nottata in bianco.
E ieri, contro ogni previsione, contro ogni buon senso, contro ogni timore, non ero stanca.
Assonnata sì, molto. Ho bevuto caffè e tea a forma di tea in maggiori quantità del solito, una vaga tachicardia di sottofondo aumetata verso sera, tutto questo certo, è fisiologico, è normale dopo una notte insonne. Ma non ero stanca, che per noi SMer si legge non facevo fatica a fare nulla.
Sua Molestia [cit.] ieri si è presa una pausa.
Capita eh, e più spesso di quanto sembri: la stanchezza di fine giornata ha mille altre ragioni, non da ultima l’ansia e una buona dose di pigrizia. Però ieri è davvero successo il miracolo. E invece di godermelo, ho passato la giornata a chiedermi: “e ora come glielo spiego?”.
Perché cose così possono farti perdere la faccia in un nanosecondo! Voglio dire: cerchi di trasmettere il concetto di “fatica a fare qualcosa tutto”, che è qualcosa che gli stessi neurologi accettano come dato di fatto, e dopo una notte insonne hai la forza e la voglia di girare per vetrine, persino un oulet, in pieni saldi e sui tacchi? o l’ikea spingendo un carrellone di zeppo mobili? No no: per fortuna che sono in convalescenza e l’Architetto ha un mucchio di cose da fare e quindi siamo stati a casina al calduccio, se no sarei stata R O V I N A T A!
Dice il poeta tu ne quaeris, scire nefas; e chi sono io per oppormi?