Neuroangoscia

La mia non è una Neurologa. È una NaziNeuro.
“Vieni in ospedale martedì”
“Ma veramente io devo fare un intervento in un seminario… possiamo fare mercoledì?”
“Tu vieni in ospedale quando te lo dico io”.
In ospedale: “facciamo il farmaco”
“Ma veramente io pensavo di farmi il farmaco venerdì così non ho ripercussioni sul lavoro che col weekend poi…”.

Alla fine ho spuntato il pomeriggio, ma sempre martedì (für die Katze, direbbero i tedeschi).
E però il farmaco lo faccio di venerdì.

Tiè.

9 anni fa – fine pena mai

Il 22 febbraio è arrivato ed è passato. E io sono sopravvissuta. E ho ricominciato. Anche grazie a AB e alla sua mamma che mi ha pseudo adottata e mi ha regalato una borsa bella bellissima coi gatti. Ecco.
Però:
La mattina ho avuto una crisi, che l’Architetto mi ha chiesto com’è andata (quest’anno s’è accorto di qualcosa).
A metà mattina sono andata da una parrucchiera nuova. Ricresceranno.
Poi ho fatto la spesa.
Poi ho dormicchiato. E poi teatro.
E insomma è andata.
È andata che mi hanno portata in una stanza, con microscopi e sedie tipo sgabelloni, e io mi ci sono appollaiata sopra. Dietro di me due infermiere e mia mamma, soffocata dall’ansia, vicino alla neurologa (un’altra, mai vista prima, un’arpia, ma sa come dare le diagnosi).
Pure lei la prende larga: mielina, autoimmume, ricadute, lesioni, cortisone… ma legge la vacuità nei miei occhi e spara: “insomma hai la sclerosi multipla”.
Dieci secondi. E il nulla. E le forze che se ne vanno. E le braccia delle infermiere che mi agguantano.
La neurologa taglia corto: non guardare in internet, se hai domande chiamami… e poi:”te la senti di tornare a casa? Ci vediamo tra una decina di giorni. Io non posso fare più nulla per te qui, ma se ti senti più tranquilla ti tengo ancora un po’”.
Ho chiesto di essere dimessa: i lutti si affrontano a casa.
Mi vesto, mi sistemo un attimo, aspetto mio papà che non c’era (ancora non c’è) e vado a prendermi le scartoffie: “Diagnosi: sclerosi multipla.
Codice esenzione 046.

Data guarigione: mai”.