Diplomi

Ferie pasquali allietate da documenti da studiare per arginare la figuraccia che farò il 6 aprile.

Denver e io siamo in visita dai miei.

Impossibile concentrarmi per più di 15 minuti: tv, chiacchiere, i miei che mi parlano…

Mi chiedo come abbia fatto a diplomarmi prima e laurearmi poi.

Il cuore oltre

Ci sono strategie che adotto in modo automatico quando ho una cosa importante,  magari mischiata a cose meno, quando insomma devo ridurre il rumore al contorno per concentrarmi su “quella” cosa, per risparmiare energie. 

E allora la mia dispensa diventa la sagra del “mettere il prodotto ancora surgelato…”, i vestiti diventano monotoni, la messa in piega non esiste. 

Poi arriva la fase del cuore oltre, e allora metto la sveglia per ricordarmi di uscire prima per la palestra nei giorni dopo l’evento, o cerco i negozi per i souvenir per quando tornerò a Casa. 

E mentre faccio questo, il solito senso di colpa per la mia perdita di concentrazione. 

Ogni maledetto evento. 

Vuote giornate indaffarate

Lavoro 9 ore al giorno, ma non mi sento di fare nulla.
Nulla si chiude, nulla va avanti. Eppure giuro che arrivo a casa ridotta ad uno straccio.
Il 12 ottobre c’è l’evento che mi è capitato tra capo e collo e per il quale ho dovuto ricominciare da zero, visto che il caro collega ha pensato bene di portarsi via ogni file e traccia del lavoro svolto nell’anno.
Chiuso questo, inizierà un altro ciclo.

Nel frattempo faccio asciugatrici e studio, ché lunedì c’è compito.

Arcobaleni

L’E-arch (precedentemente noto solo come Archietto) e io siamo arrivati ieri: relativamente tranquilli, mortalmente stanchi. E oggi siamo stati all’ikea.
Non so se sia assurdo o confortante, ma ho comprato le stesse cose che avevo a Vienna, a Venezia Castello, a Milano, a Venezia terraferma. Gli stessi identici prodotti (e qui potremmo aprire un pippone sul design, ma anche no).
Cose leggere e a poco prezzo, sintomo di pochi soldi e alloggi temporanei.
Si ripresenta insomma un assetto variabile e transitorio, per un obiettivo finale più grande, che è un po’ il leitmotiv della mia vita, pur dovendo far perno su un reparto di neurologia.
E queste cose renderanno la stanza meno estranea e il trasloco meno traumatico, in attesa di creare una routine.

Dovrei scrivere al signor ikea, per informarlo del valore di costanza e risorsa di certezze che hanno molti suoi prodotti. Magari gli fa piacere saperlo.

RECTIUS: il post è stato scritto il 30 luglio. Non so perché non si sia caricato prima. Uff.

Confronti e scoperte

Una ex collega, che ora lavora presso un altro ente e in un’altra città, mi ha raccontato che avrebbe avuto l’opportunità di lavorare per sei mesi presso la sede di Bruxelles del proprio ente. Erano solo sei mesi. Era una sostituzione di maternità.
Ha rifiutato.
Perché il suo fidanzato ha appena trovato lavoro in questa nuova città e perché si sposa.
E io non riuscivo a pensare ad altro che non fosse “rifiutare Bruxelles”. E le sue motivazioni mi sono sembrate così insulse e stupide.

E di nuovo dal confronto mi definisco, e capisco che io sono me e nessun altro e non entro in altri schemi.

Ovviamente le ho detto “evviva, certo hai ragione, etc”, ma qui, sola al buio, che non mi sente nessuno, posso essere sincera e me stessa e lo dico ad alta voce:
CHE GRANDE CAZZATA! CERTA GENTE NON MERITA LE OPPORTUNITÀ CHE HA!

Ecco mi sento meglio.

Pronti. Partenza.

Sembra ci sia una data. Io ovviamente non la so, ma me la diranno lunedì. Comunque c’è poco da dire: o agosto, o settembre. L’1 o il 15, come dice la mia segreteria.

Era tanto che non sentivo questa ansia frizzicorina: paura e terrore certo, più per le competenze e il lavoro nuovo che il riposizionamento in una nuova città, ma conditi di emozione per una nuova esperienza.

E sono angosciata per il farmaco (le ricadute no: il cortisone è cortisone, non è che ci sia molto altro da fare) anche se la neurologa no, non lo è.

E sono angosciata per i vestiti, le scarpe e le borse ché non so se c’è un dress code o che, e quindi partirò ultra formale, e poi boh, qualcosa mi inventerò. Oppure potrei partire leggera  e fare shopping lì. Anche questa è un’opzione. Il peggio sarà stirare.

E sono angosciata per la palestra: come capirò le urla dell’insegnante? Già ora non è che brilli.

E l’estetista? E la parrucchiera? Già capirsi in italiano è dura, poi il mio francese belga vallone fa schifo. Niente: dovrò fare un corso serio. Però di francese, così poi me lo rivendo.

Il mio mantra sta diventando “keep calm and think gaufre”.

E ricordiamoci che c’è il re e che la Kate Middleton ce l’ha fatta!

Cosa mi metto?

È informalmente fatta e lo sanno tutti tranne me: “prima dell’estate” (che dove lavoro io significa almeno agosto) verrò trasferita all’estero.
Sono felicissima!
Un lavoro nuovo, un ambiente nuovo, colleghi nuovi.
Dovrò cercare casa. Forse prendermi una bici.
Sicuramente un nuovo guardaroba! Che insomma mica posso stare in jeans e sneakers…
Che bello che bello che bello!

Cambi di idea

Avevo iniziato questo post lamentandomi di un’amica incinta che si lamenta della gravidanza neanche fosse malata terminale (e già mi risuonano nelle orecchie i probabili commenti di mia madre, tipo “sei incinta, non malata, c’è gente malata davvero” – e sarebbe capace di dirlo a me!).

E invece vi dico che al lavoro ho cambiato argomento e collega con la quale condivido la stanza, e che ho ripreso piscina. E che forse viene anche AB a zompettare in acqua con me.

 

Come la prospettiva cambia quando smetto di lamentarmi!

 

Sono una cattiva persona

E insomma c’è questa cosa al lavoro. Una selezione per un posto al quale ambisco tanto tanto tanto tantissimo.
Non siamo in tanti ad avere le caratteristiche richiesta: lauree specifiche, lingue, una precisa esperienza, un’ottima dose di flessibilità… non tanti tra i tempi indeterminati.
Ma tra i tempi determinati sì. Praticamente tutti! Sapete: le nuove generazioni sono mediamente più titolate, se non altro per battere la concorrenza.
Comunque una mia grande amica, determinata e maledettamente brava, mi ha detto che avrebbe voluto concorrere, ma che, appunto, è solo per gli indeterminati. E non è l’unica.
E io ho ho tirato un sospiro di sollievo: con quei concorrenti non avrei avuto alcuna chance.

E a quanto pare sono anche una persona mediocre.