Non sembro malata.

Non sembro malata, ma le mie gambe spesso diventano molli come spaghetti cotti e diventano insensibili senza un motivo apparente.

Non sembro malata, ma vivo con una stanchezza intensa che mi fa sembrare ogni movimento come se cercassi di muovermi in fondo all’oceano.

Non sembro malata, ma soffro di una forte intolleranza al caldo che mi fa sentire svampita, malata e sul punto di svenire anche a quella che a te sembra una normale temperatura ambiente.

Non sembro malata, ma i miei nervi spesso mi danno “pruriti fantasma” che mi costringono a grattarmi fino a scorticarmi per un prurito che in realtà non esiste.

Non sembro malata, ma dentro, le mie ossa mi fanno sentire come se qualcuno stesse usando su di loro un martello pneumatico, soprattutto quando cambia il tempo.

Non sembro malata, ma basta che qualcosa, anche una cosa banale, mi stressi o mi preoccupi, e il mio corpo si ribella e i sintomi aumentano, così, tanto per fare.

Non sembro malata, ma per me è molto difficile concentrarmi su qualcosa e per questo la mia memoria ne risente.

Non sembro malata, ma per un qualsiasi compito mi ci può volere anche 5 volte il tempo e l’energia richieste ad una persona “normale”.

Non sembro malata, ma tu non potrai mai conoscere la lotta che avviene sotto la superficie.

(Appena trovo l’autore/trice, la cito: mia non è, in certi casi mi esprimo a improperi)
Edit: credit to Donnee Spencer.

Non te l’ho chiesto

Nel meraviglioso periodo della gravidanza, oltre alle mille mani che ti toccano la pancia, ci sono anche i mille consigli non richiesti.

Quello che odio di più è “ho i piedi gonfi”. “Perché non cammini abbastanza”. A Venezia centro storico.

Ma pure “È la pressione alta”, quando a stento la massima arriva a 100.

E poi c’è l’evergreen sul cibo: tutti, senza avere idea delle mie analisi, sanno cosa posso o non posso mangiare. T U T T I. 

Speravo di diventare più dolce, invece sto odiando la gente molto di più. 

Oltre la pancia c’è di più

Mi ritengo una persona mediamente colta, tendenzialmente con degli interessi, amante della lettura (anche se in questo frangente sto lavorando un po’ troppo e dormendo troppo poco e troppo male, e quindi mi accontento della famiglia Angela), insomma potrei parlare di diverse cose.

E invece tutti mi chiedono solo come sto, intendendo come sta Denver. 

All’inizio rispondevo parlando di me: ero lusingata e grata! Solo poche persone finora mi avevano chiesto di me medesima! 

Solo che poi l’impressione che non fosse esattamente quello che intendevano è diventata una certezza.

E allora: “Come stai?”

“Bene, un po’ stanca, ma bene, grazie! Denver si fa sentire, sai ieri aveva il singhiozzo”.

E sono tutti contenti. Non è che sei figliocentrica, ti ci fanno diventare!

Sole. Circa. 

Oggi c’è il sole, quasi, così ne approfitto per andare a visitare le Serre Reali che aprono 3 settimane all’anno.

Viaggiano con me 3 italiane, mamma-figlia-coetanea di mamma. La bambina, che avrà un 10 anni, per tutto il viaggio, della durata finora di circa un’ora, non è mai stata zitta. E non è che dica cose interessanti, o spiritose. No: parole a caso.

Odiosa.

Sono una pessima madre. E devo ancora iniziare. 

Baby outsourcing 

Allora in Finlandia c’è ‘sta cosa bellissima che lo stato ti manda a casa uno starter kit per il nascituro: è una scatola zeppa di vestiti per neonati, per i primi sei mesi di vita, e altre cose che possono servire che io ora boh. Non so.

Ma non solo! Il puttino nella scatola ci può dormire! Certo nel mio caso dovrà dividerla con Emi, ma insomma: sono piccini entrambi e dovrebbero starci, e poi è importante imparare a condividere fin da subito. E poi figuratevi: Emi è una madre mille volte più esperta di me…

Si capisce che vorrei tanto quella scatola? Eh? Si capisce?

Nel caso ve lo foste chiesti: sì, la vendono on line.

Quello che non ho

Sono sostanzialmente felice, ma mi manca un pezzo. Mi sento sola, questa è la verità, perché non mi aspettavo Denver e, quando ci pensavo, mi immaginavo la gravidanza in un altro modo, in un modo più tradizionale.

L’Architetto che scordava le visite; AB che mi ripeteva quanto mostro sarebbe stato il mio piccolo mostro; la Psycho che mi aiutava a gestire l’ansia; l’amica wonder-madre che sa tutto lei; amici sparsi e ondivaghi. Era un equilibrio che amavo.

Ora vi ho rinunciato e sono orfana della mia famiglia allargata.

Sono contenta del lavoro, della crescita, delle prospettive: non tornerei mai indietro. Ma il prezzo da pagare si sta rivelando davvero alto. Non si può avere tutto, lo so, ma senza AB e l’Architetto mi sento proprio monca.

Più costicine per tutti

Lunedì abbiamo fatto la morfologica. Uso il plurale perché in fondo eravamo in tre. L’Architetto emozionato. Io allibita. Denver irritato di ‘sta cosa che gli schiacciava la sacca e lo spostava e lo obbligava a girarsi.

E niente: Denver sta bene, cresce. Anche troppo. Da un lato ha 12 costole; dall’altro 13.

25, non 24. 

Abbiamo passato il quarto d’ora successivo a questa notizia a chiedere alla dottoressa se sarebbe stato bene, se gli avrebbe dato problemi nello sviluppo, se era colpa della mia sclerosi. Tre domande. A ripetizione. Un walzer: Sì, no, no. Sì, no, no.

Sono stata con l’ansia per un po’. Poi ho scoperto che:

  • Si chiama costola fluttuante 
  • Ce l’ha il 30% della popolazione 
  • Non è nulla di che, c’è e basta
  • È più frequente in Giappone.

Quindi ho stabilito che la colpa è mia, ché lavoro troppo, e che alla fine avrò più puttino da sfamare.

Distrazioni

Mi piacerebbe essere viziata. Tutti presumono lo sia, tutte le mie amiche incintate lo sono state.

Io no. Un po’ che sono da sola, un po’ che all’Architetto non interessa, un po’ che è proprio stronzo di natura, io non lo sono. 

Me la cavo eh. Io me la cavo sempre. Ma sarei anche stanca.

Voglio il pane e anche le rose.

Questioni di y

Avrei voluto una bambina. Ho quasi paura a dirlo. Ma il mio ego avrebbe voluto una femmina. Perché è più semplice, perché avrei saputo cosa dirle, perché avrei tanto voluto crogiolarmi nella soddisfazione di crescere una donna indipendente nelle proprie scelte. Perché per una donna l’autodeterminazione è ancora difficile, ma la mia ce l’avrebbe fatta.

Avrò un bimbo e già sono terrorizzata: lo amo già. Faccio già cose stupide, tipo mettergli sul termosifone i pigiamini, oggi, che comunque nasce ad agosto, ma l’ho fatto sovrappensiero e mi è venuto così. E ogni giorno mi chiedo se sarò in grado di educarlo nel rispetto dell’altro e soprattutto dell’altra, nella condivisione delle responsabilità, nell’uguaglianza e a suo modo nell’autonomia.

E mi rispondo che non sono preparata; che conosco i difetti, ma non le cause né figurati le soluzioni.

E quindi niente: farò un casino pazzesco. Mi crescerà psicopatico, già lo so.